Può capitare che qualcuno, con la sindrome del grande fratello, decida che sia bene leggere tutte le mail che passano dal server aziendale. Passare dal desiderio all’azione fa a pugni con svariati principi legislativi, inerenti la privacy, la riservatezza della posta, lo statuto dei lavoratori con particolare riferimento al controllo remoto, ma a quanto sembra non esiste una legge precisa che regoli la cosa. Nello statuto dei lavoratori l’articolo 4 parla di videosorveglianza, non di altri mezzi, ma è datato 1970 e le email erano decisamente un fenomeno di nicchia. L’articolo 15 della costituzione invece è decisamente piu lungimirante, parlando di corrispondenza senza specificare il media e di comunicazione in generale.

Quindi considerando le e-mail al pari della posta cartacea (essendo una forma di comunicazione), possono essere aperte solo dal destinatario, mentre se si considera la pratica di intercettare le mail come controllo al pari di un impianto audiovisivo, ci vuole l’accordo dei sindacati o approvazione dell’ispettorato del lavoro. In ogni caso è una violazione della privacy quindi va informato il diretto interessato e ottenuta la sua autorizzazione a questa violazione.

Il garante della privacy inoltre equipara il controllo delle mail (e il controllo dei log di navigazione) alla sorveglianza remota trattata dallo statuto dei lavoratori e suggerisce l’utilizzo di filtri automatici e di email differenziate per la funzione svolta dal lavoratore (e condivisa con altri) e per il lavoratore stesso. E comunque di informare con chiarezza sui controlli preventivi e successivi eventualmente adottati.

Ma pare che il controllo occulto sia di moda, nonostante i rischi (penali) di questa cosa. Sono stupito di quanto si possa decidere di rischiare per ottenere cosi poco. Alla fine rimangono estranei al controllo mezzi pure più potenti come caselle email private controllate tramite protocolli sicuri, chiavette usb, cellulari,  portatili e cosi via …