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La Rivoluzione del Calcolo Locale: Privacy, Autohosting e Intelligenza Artificiale

Nel mondo digitale, il controllo locale e l’autohosting emergono come soluzioni chiave per proteggere la privacy e ridurre la dipendenza da servizi cloud. Questo articolo esplora come tecnologie come Ollama e l’automazione domestica stanno riscrivendo il rapporto tra utenti e dati.

Fondamenti del Calcolo Locale e Autohosting

Il calcolo locale e l’autohosting offrono un’alternativa alle soluzioni cloud, riducendo la dipendenza da infrastrutture centralizzate. Localhost permette di eseguire applicazioni e servizi direttamente sul dispositivo, mentre l’autohosting consente di gestire dati e processi in modo decentralizzato. Questo approccio minimizza il rischio di violazioni della privacy, poiché i dati non vengono inviati a server esterni. Ad esempio, un sistema di automazione domestica che utilizza modelli LLM come Ollama può elaborare comandi e dati sensibili (come le abitudini di consumo energetico) esclusivamente sul dispositivo, senza condividere informazioni con terzi. Ollama è particolarmente adatto a questo contesto, grazie alla sua capacità di eseguire modelli linguistici in locale, garantendo un controllo totale sui dati. In un ambiente domestico, questa tecnologia potrebbe gestire dispositivi come termostati o luci in modo autonomo, proteggendo la privacy degli utenti e riducendo la vulnerabilità di attacchi informatici.

Privacy e Automazione Domestica

La privacy nel calcolo locale e nell’autohosting rappresenta un passo fondamentale per proteggere i dati sensibili in un ambiente domestico. L’automazione domestica, integrando modelli LLM come Ollama, permette di gestire dispositivi in modo autonomo senza dipendere da infrastrutture centralizzate. Questo approccio riduce il rischio di furti di dati o monitoraggio esterno, poiché le informazioni rimangono sul dispositivo locale. Ad esempio, un sistema di controllo domestico basato su Ollami potrebbe gestire la gestione energetica, la sicurezza o la gestione di dati personali senza inviare dati al cloud. L’autohosting consente di mantenere il controllo totale sui dati, evitando l’exploitation da parte di terzi. Inoltre, l’uso di LLM locali permette una risposta più rapida e personalizzata, adattandosi alle esigenze specifiche dell’utente. Questi scenari pratici dimostrano come il calcolo locale e l’autohosting possano rafforzare la privacy, offrendo una soluzione decentralizzata e sicura per l’automazione domestica.

Conclusioni

La convergenza tra calcolo locale, autohosting e intelligenza artificiale apre nuove opportunità per la privacy e l’autonomia digitale. Per ulteriori dettagli, visitare [Slashdot].

WebSocket su proxyPass con Apache 2

Note to self: quando le richieste websocket non funzionano in una applicazione proxata con Apache 2 questa pagina può essere di aiuto : https://httpd.apache.org/docs/2.4/mod/mod_proxy_wstunnel.html

In caso in futuro non sia più disponibile la configurazione che che ho usato e’

ProxyPass / http://example.com:9080/
RewriteEngine on
RewriteCond %{HTTP:Upgrade} websocket [NC]
RewriteCond %{HTTP:Connection} upgrade [NC]
RewriteRule ^/?(.*) "ws://example.com:9080/$1" [P,L]

N8n e un caso d’uso

N8n è un bel progettino per realizzare workflow automatizzati, mettendoci dentro un po di AI.

Come da esperienze precedenti ho provato a farlo funzionare utilizzando il meno possibile servizi su cloud, più che altro per essere consapevole di come funziona ogni passaggio.

Per cui, primo passo installo N8N con una immagine che gira in locale su docker. Niente di difficile. Le istruzioni sul repository sono facili. N8N parte, richiede una mail di registrazione per sbloccare un po’ di funzionalità in modo gratuito. Va bene, anche se non ho verificato bene la differenza tra con e senza registrazione.

A questo punto mi pongo il problema di cosa fargli fare. Ce ne sarebbero mille ma di cose ma provo ad implementare una trascrizione di audio mediante telegram. L’obbiettivo è avere facilmente la trascrizione di messaggio audio provenienti da varie piattaforme di messaggistica, non necessariamente solo telegram.

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PhotoPrism – Parte 2

Qualche aggiornamento di medio periodo. PhotoPrism di per se va bene, ma ha esposto un problema latente nel mio Raspberry PI, ovvero che i dischi dati erano formattati in NTFS. E che il supporto in scrittura di NTFS su linux fa abbastanza schifo. Nel senso che finché leggi va bene. Se fai “poche” scritture forse te la cavi, ma lo usi per appoggiarci un database e i millemila file che genera PhotoPrism il file system degradata molto rapidamente.

Tempo due giorni il file del database era corrotto. Sgancio il disco USB, lo attacco a un PC Windows e trovo una infinita di errori, più o meno aggiustati tutti ma ho seriamente rischiato di perdere due terabyte di dati personali. Foto, video etc…

Nel nuovo assetto i due dischi gemelli del Raspberry sono ora un in ExFAT e uno EXT4. Per ora non danno problemi.

RustDesk su Raspberry Pi 5

Questo titolo ha troppe R. Comunque visto che ho dovuto mettere insieme un po tanti pezzi per fare andare RustDesk, un ottima alternativa free ad AnyDesk, sul mio nuovissimo Raspberry Pi 5 condivido alcune informazioni.

L’obbiettivo era avere RustDesk funzionante, con avvio automatico, sul raspberry non collegato ad alcun monitor (modalità headless).

Per ottenere il risultato desiderato con la versione disponibile al momento della scrittura ( 1.2.3-aarch64 ) si deve:

Configurare il server grafico con X11. Con wayland non ho trovato alcun modo. Si fa da raspi-config -> advanced option -> Wayland

Configurare il boot con terminale. Sempre raspi-config -> System -> Boot / Autologin. X non deve partire in automatico.

Raspi-config per configuare boot e auto login

Installare il pacchetto xserver-xorg-video-dummy ( rif: https://github.com/rustdesk/rustdesk/pull/3902 ) … il resto dovrebbe gia esserci.

Rustdesk deve essere configurato per l’accesso non sorvergliato e con una password fissa.

Fatto questo si puo staccare riavviare, staccare monitor e tastiera, e accedere da remoto.

Il Calco

Non ho mai capito perchè la passione per il “calco” sia cosi diffusa tra gli informatici.

Il calco è un procedimento di formazione delle parole che consiste nel coniare nuovi termini riprendendo le strutture della lingua di provenienza. Si tratta di una forma particolare di prestito, spesso utile per colmare lacune lessicali (soprattutto nel campo della scienza e della tecnologia); altre volte si tratta di fenomeni spontanei, privi di una funzione vera e propria, dato che il termine sarebbe già disponibile. Si distingue in genere il calco semantico da quello morfologico. Da https://it.wikipedia.org/wiki/Calco_linguistico

Immagine da https://twitter.com/latraduzionedim/status/1546469483782586375

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