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Categoria: weblife (Pagina 2 di 4)

Abbandonare GMAIL?

Sono stato tra i primi ad adottare la mail di Google, quando ancora era ad invito. Mi hanno convinto subito l’interfaccia leggera ma potente, diversa da qualsiasi webmail dei tempi, il grande spazio a disposizione, la ricerca velocissima e l’efficacia dei sistemi antispam. Poi si e’ aggiunta l’ottima app per cellulare.

Ora, 16 anni dopo, gmail e’ usata da tantissimi. Le mail normali offerte dai provider con gli abbonamenti ad internet quasi non esistono piu’ e il mondo si divide quasi esclusivamente tra Gmail, Outlook e Icloud.

Ma Gmail rimane molto lesivo della privacy, e ora avendo tanti piu’ dati provenienti da altre degli inizi, ancora di piu’. Outlook ha un antispam ridicolo, lo uso come casella di backup e se non metti in contatti in whitelist sbaglia di piu’ che se andasse a caso, e Icloud … vabbeh … non ho niente di Cupertino percui non saprei.

La domanda quindi potrebbe essere. Esiste una alternativa a Gmail che possa garantire un livello di servizio simile, proteggendo la privacy e ad un costo accettabile?

Giornata della password

Non ho molto da aggiungere rispetto alla sempre ottima spiegazione di XKCD. Se non che evidentemente non c’è nessun problema a ricordarsi la propria password, come titolava il più visualizzato giornale online italiano, che in favore dei click e della sintesi banalizza come sempre il problema.

Comunque se nel 2021 non usate un password manager allora io proprio non so’…

Cialtrone

cialtróne s. m. (f. -a) [etimo incerto]. – Persona volgare e spregevole, arrogante e poco seria, trasandata nell’operare, priva di serietà e correttezza nei rapporti personali, o che manca di parola nei rapporti di lavoro. Anche, con sign. attenuato, persona sciatta nel vestire e nel portamento, o che nel lavoro sia solita fare le cose in fretta e senza attenzione.

http://www.treccani.it/vocabolario/cialtrone

E alla fine del.icio.us è sparito

Acquistato da un anononimo bastardo ( Pinboard – https://pinboard.in/ ) che ha pensato bene di tirare giù tutto senza preavviso togliendomi l’accesso a circa 1400 bookmark.

Ti auguro un numero equivalente di giorni di dissenteria.

I pensieri sulla nuvola

Ho iniziato a tenere un blog 12 anni fà … e scriverlo fà una certa impressione. L’idea dietro ad un blog era di condividere, pensieri, media, esperienze … internet si è evoluta e c’è un app per condividere i link, un social per le cose da nerd, un flusso per i pensieri brevi, un album per le foto artistiche, e una cerchia per le foto destinate agli amici. E i blog personali sono finiti in secondo piano. Ma credo che l’idea sia ancora sensata.

La sensazione nell’affidare questa cose ad un sistema esterno è che ne perdi completamente il controllo e il possesso. Queste cose sono poco più che rumore sia chiaro, ma è il mio rumore. Vorrei poterlo rileggere anche se 4square chiude. Anche se facebook cambia policy. Vorrei condividerle anche con chi non utilizza queste piattaforme, non tutto, ma alcune cose si.

Quasi tutte queste piattaforme mettono a disposizione delle api per poter leggere in formato strutturato le informazioni che postiamo percui mi è venuto voglia di riutilizzare il blog come repository delle mie cose inrilevanti grazie ad una manciata di programmi adibiti allo scopo.

Il primo obbiettivo è Delicious, che già importo mediante yahoo pipes e un plugin di wordpress. L’importatore self-made migliorerà  la frequenza e sarà in grado di trasformare i tag di Delicious in tag di WordPress.

A seguire: twitter, 4square e instagram.

P.S. : Per seguire lo stato dei lavori https://bitbucket.org/sgalliani/socialimporter – Binari, Readme, Buildfile, Howto e similia saranno disponibili solo se e quando il progetto avrà un livello minimo di maturità.

iOcean X7

Invece che prendere un nexus o un galaxy ho deciso di provare un produttore asiatico mediante un importatore “grigio”.  La scelta è caduta su un iOcean X7 Youth Turbo. L’importatore offriva un’ampia gamma, alcuni con caratteristiche migliori, ma in estermis ho scelto un modello abbastanza noto anche in europa e america.

Caratteristiche

  • Display 5 pollici
  • Risoluzione full HD – 1920×1080 – 480 dpi
  • SoC Mediatek MK6589T quadcore @ 1.5Ghz
  • Grafica PowerVR SGX 544MP
  • Ram 1Gbyte
  • Rom 4Gbyte – Effettivamente utilizzabili 1,5Gbyte
  • Android 4.2
  • Camera posteriore 13Mpx
  • Camera frontale 5Mpx
  • Dual-sim 1 microSim e 1 Sim

Il display è effettivamente stupendo. Poche incertezze, i pixel non sono visibili ad occhio umano (effetto retina), la luminosità è eccellente, le dimensioni generose.
La potenza a disposizione è ampiamente sufficente per rendere reattivo il dispositivo con le principali applicazioni. I giochi non li considero, non cerco uno smartphone che sia anche una consolle videogiochi portatile.
La ram da 1Gbyte è una scelta conservativa, se volessi un furbofono con una vita attesa un pò più lunga cercherei 2Gbyte o più, ma personalmente preferisco scegliere la fascia media e sostituirlo con maggiore frequenza.

Difetti

  • Il GPS non è ottimo. Sono presenti molte guide online che suggeriscono soluzioni software e hardware. Il problema pare essere una posizione non felice del ricevitore. Senza nessuna modifica sono riuscito ad ottenere un fix sufficente per la navigazione in macchina ma ci sono voluti 5 minuti. Proverò prima le soluzioni software e poi quelle hardware.
  • Le dimensioni sono notevoli. Ci sta nella tasca dei pantaloni jeans ma per poco.

Il negozio

Si può acquistare il telefono direttamente in Cina o attraverso un importatore “grigio“. Per semplicità ho scelto la seconda possibilità, che offrendo un servizio è chiaramente più costosa. Lo shop che ho scelto è Grossoshop ( http://www.grossoshop.net/ ).

L’importatore è grigio perche la casa produttrice non fornisce ufficialmente il prodotto per il mercato europeo, quindi questo shop lo acquista in Cina e lo spedisce al nostro indirizzo. In questa pratica però ci sono dei lati oscuri:

  • La garanzia del produttore esiste ma bisogna rispedire il terminale in Cina. Lo shop che ho scelto promette di assistere nell’operazione ma non se ne fà carico completamente quindi non ha un indirizzo in Italia a cui spedire il telefono.
  • Lo sdoganamento … eh … Il telefono ha passato la dogana con valore dichiarato di 20$, meno di un decimo del valore effettivo. Vedete voi.
  • La fattura è emessa ad HongKong per i suddetti 20$, quindi nessuna possibilità di scaricarlo per i possessori di partita iva. Non ho idea se questo possa essere una violazione delle leggi di quel paese, ma visto che anche se fosse è stata perpetrata a mia insaputa e in un paese di cui, perdonatemi il nichilismo, non ho molta attenzione del pareggio di bilancio … affaracci loro e di chi ha fatto la fattura.

Detto questo qualche piccolo bonus viene fornito. Il telefono arriva roottato, testato, con cover in silicone e pellicola protettiva. Inoltre avete a che fare con qualcuno che parla Italiano. Sperando sempre di non averne bisogno.

Però avevo l’idea che l’oggetto venisse acquistato in Italia da una società Italiana. Idea che mi sono fatto io eh, non è mai stato scritto ufficialmente da nessuna parte, errore mio che nel dubbio avrei dovuto dubitare … ma volendo sorvolare su dogana e fattura il servizio è stato complessivamente buono. Spedito venerdi e arrivato lunedi. Molte spedizioni dall’Italia ci mettono più tempo. I tempi di gestione dell’ordine invece sono stati tra i 5 e i 7 giorni lavorativi, come chiaramente specificato sul sito. Quindi da 7 a 9 giorni dal click sul sito all’avere l’oggetto in mano. Non poco, ma neanche tantissimo.

L’huffington …

… no non lo aggiungo nei feed.

Non mi piace il direttore, di livello ma scollegato dal mondo del web. Di giornali cartacei con edizione web ce ne sono già troppi.

Non mi piace l’impostazione grafica. Urla. Cerca di colpire con mezzucci. Niente di nuovo, avevamo già dagospia.

Non mi piace la presentazione della proprietaria. Dai, ca**o, fare una presentazione parlando di cucina italiana significa attirarsi degli insulti forse gratuiti. O forse no perchè sei la solita americana in vacanza che non ha capito nulla, e neanche vuole capirlo.

Non mi piacciano i blogger. Tremonti e Landini blogger? Dureranno? Andranno oltre rispetto all’utilizzo del piedistallo offerto per scopi personali tramite articoli scritti da ghostwriter?

Se questo è il punto di svolta del giornalismo italiano che lo porterà a considerare il web come il mezzo primo (e non la parte povera e mal sopportata) e la discussione come arricchimento, o siamo messi veramente molto male, o c’è un pò di esagerazione. O più probabilmente tutti e due.

Poi tutto può migliorare, ma le attese erano alte e (per ora) disattese … percui niente feed. Massimo una visita ogni tanto, per vedere come si evolve.

App vs Web

Ovvero perchè, in linea generale, sono contrario al proliferare delle app per dispositivi mobile.

  1. Le app sono un sistema chiuso. La tendenza dovrebbe essere verso l’apertura. Abbiamo ottenuto a fatica un linguaggio standard (l’html), compresibile ovunque, gestito da un consorzio superpartes. Il linguaggio ha enormi potenzialità di crescita ma è richiesto uno sforzo da parte di tutte le parti coinvolte. Compresi gli utenti che dovrebbero privilegiare software e siti aderenti agli standard.
  2. Le app sono costose da sviluppare. Tecnologicamente si riparte da zero per ogni diverso sistema. E’ vero l’utenza aumenta, ma anche gli ecosistemi. Al momento in cui viene scritto questo articolo non si può pensare di fare un app se non si sviluppa per almeno 2 sistemi. Probabilmente, nel prossimo futuro, ce ne sarà un terzo con un bacino di utenza sufficentemente ampio da non essere possibile ignorarlo.
  3. Le app sono pericolose. Sono dei programmi che si installano su un computer. Con tutti i rischi del caso. Una efficente gestione dei permessi e un controllo da parte del gestore dell’ecosistema non mettono al sicuro da ogni problema. Market paralleli e sblocco dei “limiti” di fabbrica sono presenti da sempre. Errori nella valutazione della sicurezza delle applicazioni anche.
  4. Le app non risolvono il problema di avere una parte server. Perchè per essere interessanti, devono offrire per esempio informazioni nuove, o una comunicazione con altri utenti devono avere una parte server.
  5. Le app hanno un ciclo di vita breve. Un sito web può rimanere frubile (anche se non gradevole) per 10 o più anni. Le app sono legate al tempo di vita di una piattaforma hardware/software. Quando viene a mancare, vuoi per mancanza di diffusione o per cessazione del supporto, l’app non è più fruibile.

Ma perchè dovremmo quindi fare affidamento alle app, quando possiamo fare un sito mobile:

  1. Per far pagare l’accesso. I market rendono l’operazione molto semplice. Ma non è impossibile fare lo stesso col web.
  2. Per avere un aspetto grafico più evoluto. Interfacce asincrone e veloci sono difficili da rendere su web. Il 3D anche. Anche se su piattaforme desktop questo vincolo è sempre meno stringente.
  3. Per essere indipendenti dalla disponibilità di connessione dati. La necessità di risolvere questo problema si fà sempre più ridotta ma in alcuni casi è meglio essere indipendenti da una cosa, se effettivamente non porta nessun vantaggio averla.
  4. Per accedere direttamente all’hardware. Una applicazione che comunica col modulo fotografico del cellulare serve sempre.

Di questi 4 punti, solo gli ultimi 2 rimarranno una prerogativa delle app. I primi due sono una limitazione momentanea.

Ovviamente la riflessione parte da casi di vita reale, dove se il cliente si fissa sulle app, o chi vende pensa che possa far fissare il cliente con le app, si fanno le app. Fine del discorso. Ma se devo riflettere escludendo qualsiasi influenza personale o aziendale sconsiglierei di buttarsi in questa avventura almeno nel 90% dei casi.

P.S. : Questo mese il mio (ex?) periodico preferito (wired, edizione italiana) esce con le 100 app che devi avere. Che cambio di profondità di visione, da quando con un altra direzione aveva promosso “internet for peace”. Le app sono definitivamente anti-internet (inteso come web, ma anche inteso come modo di pensare).

Smaterializzazione

Stiamo traslocando altrove. Dire dove non è cosi banale.

Non ci sono limiti di tempo, non ci sono file da fare, non si scrive più a mano, il denaro c’è ma non si vede. Gli edifici in muratura perdono di sostanza. L’impiegato che, annoiato e noioso, risponde sempre alle stesse domande e un pò per vendetta vi rimbalza qua e là diventa l’ultima opzione. Le trappole burocratiche cessano di esistere perchè la guida è in tempo reale.

Un sogno? Forse, ma un passo alla volta ci si sta arrivando. Con buona pace di chi difende metodi paleolitici solo perchè sono più affini delle sue abilità. La resistenza è inutile.

DVD e Siae

Un DVD vergine in italia costa circa 0,8€

Un DVD vergine in germania costa circa 0,2€

Come mai ? Negozianti scorretti ? Filiera lunga? Accordi tra grossisti?

No. Tasse. Semplice.
Per ogni DVD che utilizzate a scopo di backup per le vostre foto o documenti, o per il filmino delle vacanze, o per memorizzarci software opensource pagate un micatanto equo compenso alla siae.
Perche noi della siae sappiamo che siete tutti pirati. TUTTI. E quindi un pò di soldi ve li caviamo da vie trasversali.

Ma no, non ci basta. Ormai si masterizza poco. Si usano dispositivi con memoria a stato solido (a.k.a. IPOD, chiavette usb e via dicendo) troppo difficili da tassare sufficentemente senza causare fenomeni di importazione parallela. E allora perche non tassare all’origne?

Già … perche no?

Siae, supertassa Internet

Detto fatto.

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